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8. Una sera con Marisa


di lilli1972
06.03.2024    |    638    |    17 9.6
"I suoi succhi biancastri le riempiono la fessura… mentre la assaporo la sento prendermi i fianchi e la sua lingua mi penetra… Alla fine restiamo sul..."
Venerdì sera. Suona il telefono. È Daniela, che sorpresa! Di solito mi chiama nel weekend e poi ci sono 9 ore di fuso orario di differenza: lei è a San Francisco e laggiù è mezzogiorno.
- Ciao Lilli, non ce la facevo a non dirtelo subito - mi dice tutta eccitata.
- Dimmi Daniela.
- Mi hanno offerto di restare qui fino a giugno e forse fino a dicembre! È fantastico! Il mio capo mi ha detto che ho fatto un ottimo lavoro e che vuole che mi occupi io del progetto nei prossimi mesi! E mi danno un bonus galattico! - è inarrestabile, non prende neppure fiato - E anche un aumento di stipendio. Di sicuro resto qui fino giugno, ma ci sono ottime probabilità di restare fino alla fine dell’anno! E quando rientro in Italia è garantita una promozione! - si ferma un attimo e io riesco ad inserirmi:
- Ottimo! Complimenti! Bravissima! - ma intanto comprendo che non la vedrò di sicuro fino all’estate…
Concludiamo la telefonata tra mille complimenti e congratulazioni. Sono davvero felice per Daniela: è brava, si impegna nel suo lavoro e questo è un riconoscimento cui teneva moltissimo! Vorrà dire che sarò un po’ più sola per ancora qualche mese…

Un minuto dopo il telefono squilla ancora.
Un numero che non conosco.
- Ciao sono Marisa, ti ricordi di me?
- Ciao, certo che mi ricordo: abbiamo passato insieme l’ultimo dell’anno - é la rossa amica di Paola.
- Esatto! Ho chiesto il tuo numero a Paola e ho pensato di chiamarti… ho fatto male?
- Ma no figurati…
- Avevo pensato di invitare a cena te e a Daniela per ‘sdebitarmi’ della splendida serata da te…
- Ma Daniela è negli Stati Uniti…!
Ah caspita, non lo sapevo… beh… hai voglia di venire tu da sola? Ci sarà anche Paola…
Non ne ho molta voglia in realtà, ma non sono neppure contraria: Marisa mi era risultata simpatica, certo più di Paola, e mi sembrava scortese rifiutare.
- Ma certo, mi farebbe piacere!
- Benissimo! Allora sarebbe per domani sera verso le nove a casa mia.
Mi dà l’indirizzo e ci salutiamo.

Sabato sera. Mi sto preparando per uscire. Come sempre mi vesto con cura e attenzione. Questa sera mi metterò tutta in nero: intimo di pizzo nero tutto coordinato, calze nere, un tubino nero, attillato al punto giusto… mi guardo allo specchio: niente male.
E intanto penso a cosa mi aspetta da Marisa. Un po’ mi sto pentendo di aver accettato. Sicuramente quelle due, memori di quanto avvenuto a casa mia, avranno pensato ad una serata di sesso sfrenato… ma a me le cose “programmate” non piacciono, mi sembrano finte, costruite. Mi cambio! Così farò capire da subito che non è serata! Un paio di jeans, calzettoni di cotone, scarpe da ginnastica, maglioncino colorato. Tengo l’intimo di pizzo nero. Altra occhiata allo specchio: tutta un’altra donna! Una che esce con le amiche per andare in pizzeria…

Arrivo da Marisa con dieci minuti di ritardo. Lei mi accoglie con un bacio sulle guance e mi fa accomodare:
- Paola mi ha chiamato oggi. Non sta bene… saremo solo noi due. Spero non ti dispiaccia…
- Ma figurati - e intanto mi guardo intorno.
Un bell’ambiente ampio, caldo e accogliente. Sulla destra un angolo con due divani piccoli, dall’aria morbida e soffice, illuminati da una lampada a stelo che diffonde una luce soffusa. Davanti a me una grande libreria scura, alta fino al soffitto, tutta la parete tra le due finestre è piena di libri, non c’è spazio neppure per uno spillo. A sinistra l’angolo pranzo: un tavolo quadrato, con quattro poltroncine di pelle. È apparecchiato per due ed è illuminato da una lampada che cala dal soffitto proprio sopra il centro del tavolo. L’insieme è molto gradevole, accogliente, intimo.
Ci mettiamo a tavola e la cena scorre tranquilla chiacchierando di conoscenti comuni.

Marisa è una donna interessante: quarantasei anni, rossa che più rossa non si può, longilinea, ma con un bel seno… ma soprattutto spiritosa, simpatica senza essere superficiale, senza voler piacere a tutti i costi, serena e in pace con se stessa. Indossa una gonna nera al ginocchio, una camicetta di seta bianca e sembra senza reggiseno. Un filo di perle al collo e un trucco leggero che le mettono in risalto gli occhi verdi bottiglia. Il rossetto è di un rosso acceso e le sottolinea le labbra, non carnose ma ben disegnate. Insomma oltre che interessante è anche una bella donna.
Dopo cena, sedute sui divani una di fronte all’altra, il discorso diventa più intimo:
- Sai - mi dice Marisa - con Paola qualche volta faccio un po’ fatica… - e tace aspettando che io la incoraggi.
- Come mai?
- Beh sai… per me fare sesso con lei è molto piacevole, mi piace molto… ma per me è sesso, solo sesso, non so se mi spiego… non vorrei che tu pensassi chissà che, ma è come l’altra sera a casa tua: una bella serata di sesso, di intimità… ma non parliamo di amore per favore!
- Come “amore”?
- Ma si! Proprio così. “Amore”! Ma figurati io… Ma che c’entra l’amore, dico io? Eppure Paola mi ha detto proprio così: “sono innamorata di te”… ma tu capisci come ci posso essere rimasta io?
Ero esterrefatta.
- Paola innamorata di te?
- Ma guarda… anch’io non ci potevo credere. Ti confesso che stasera non la volevo invitare, anche per non metterla a disagio, sai… e il fatto che non sia potuta venire… beh è stata una liberazione!
E piano piano la conversazione tra noi si sposta dal piano personale-affettivo a quello più sessuale:
- Perché a me comunque Paola piace dal punto di vista sessuale… abbiamo un’intesa come non mi era mai successo, mi eccita pensarla e vederla in déshabillé…
E così dicendo il tono le diventa più basso, accavalla in modo sensuale le gambe, si sfiora il seno, rovescia la testa all’indietro… insomma sta cercando di sedurmi.
Voglio vedere fin dove arriva e resto zitta a guardarla.
- Tu capisci cosa intendo dire, vero? - continua sussurrando. Ma io resto immobile a guardarla senza fiatare. Marisa non si perde d’animo:
- Anche tu mi piaci molto, sai? L’altra sera a casa tua eri molto eccitante e io mi sono masturbata più volte ripensando al tuo boschetto nero… - a questo punto apre le gambe e si alza lentamente la gonna scoprendo le cosce velate da un paio di autoreggenti fumé e un tanga di tulle bianco assolutamente trasparente. Come se fosse la cosa più normale del mondo, insinua le dita sotto l’elastico e comincia ad accarezzarsi la passerina rossa. Io non posso restare insensibile e infatti sento qualcosa là sotto... e mi viene naturale ondeggiare leggermente i fianchi. Marisa lo nota subito:
- Ma un po’ ti piaccio anch’io…? O sbaglio? - mi chiede maliziosa.
Io non le rispondo e maledico i jeans che indosso che mi impediscono di toccarmi come vorrei. E poi ho i calzettoni di cotone! Che vergogna! Non mi piacciono per nulla, mai e poi mai li avrei dovuti mettere, che stupida sono stata.
Ma Marisa sembra leggermi nel pensiero:
- Anche vestita così mi ecciti molto… ti prego spogliati.
Le sue parole mi tranquillizzano. Mi sfilo le scarpe e i calzettoni insieme e mi tolgo rapidamente i jeans e il maglioncino. Resto in slip e reggiseno.
Marisa si è sfilata il micro tanga e si è tolta la camicetta rivelando un seno sodo e due capezzoli ritti. Io mi sto ormai sfiorando le labbra della passerina e lei si è infilata due dita dentro mentre con l’altra mano si sta torturando i capezzoli.
Improvvisamente si butta tra le mie gambe, mi scosta gli slip e affonda la faccia nella mia micetta. Mi avvolge con le sue labbra, la sento aprire la bocca e la sua lingua mi lecca a fondo, entra nella fessura, si insinua verso l’alto, raggiunge il grilletto, lo avvolge, lo prende in bocca, lo tira, lo mordicchia con le labbra, lo lecca… non so più cosa fa ma qualunque cosa sia è bellissimo… anch’io però voglio averla e la invito a sdraiarsi sul divano, ma lei si lascia andare sul tappeto e apre le cosce… le tolgo la gonna che ancora aveva addosso, mi rialzo e mi tolgo lentamente reggiseno e slip stando in piedi con le gambe aperte su di lei. Lei mi guarda con occhi sognanti, si lecca sensualmente le labbra rosso corallo, si sfiora il ciuffo di peli tra le gambe… io resto in piedi sovrastandola, ancheggio, mi sfioro i capezzoli e la passerina… poi cedo e mi metto a sessantanove su di lei. Ha un profumo inebriante e il suo sapore è dolce, intenso. I suoi succhi biancastri le riempiono la fessura… mentre la assaporo la sento prendermi i fianchi e la sua lingua mi penetra…

Alla fine restiamo sul tappeto, ci copriamo con un plaid e non diciamo una parola. Dopo qualche minuto ci guardiamo, ci diamo un bacio leggero e poi ci rivestiamo.
- Sentiamoci...
- Si, certo
- Un bacio...
- A te!

E poi mentre torno a casa ripenso a Marisa e al suo sesso morbido e succoso… spero proprio che mi chiami ancora.


Ho trovato questo racconto rovistando nel mio confuso "archivio" sul Mac (che forse sarebbe più corretto definire "ammasso di file in disordine").
Era datato 10 febbraio 2011.
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